Facilitazione sociale o effetto pubblico , comunque la si chiami, è una circostanza curiosa che si presenta quando siamo guardati da altri.
Ti è mai capitato di andare a fare jogging con i tuoi amici e notare che il tuo fiato e la tua resistenza erano migliori del solito? O invece che riesci a stare al passo meno di quanto ti saresti aspettato?
Ecco, questi sono gli effetti della facilitazione sociale. Nell’articolo ti spiego nel dettaglio cosa capita al nostro comportamento.
Che cos’è la facilitazione sociale?
La presenza di un pubblico durante lo svolgimento di un’azione ha effetto su chiunque. Ad alcune persone questo crea ansia e insicurezza e peggiora le loro prestazioni. Altre persone invece, traggono dagli spettatori una forza maggiore, sentono maggiormente “lo spirito competitivo”, si usa dire.
Queste due reazioni diametralmente opposte sono in realtà la faccia della stessa medaglia, ossia la facilitazione sociale, studiata da Robert Zajonc , psicologo sociale di origine polacca.
Definizione
Lo psicologo Zajonc definì la facilitazione sociale come l’effetto sociale per cui la sola presenza di altre persone è in grado di attivare fisiologicamente i soggetti. Li porta ad avere una variazione nelle loro prestazioni, che sia un miglioramento o un peggioramento.
Cosa determina l’effetto positivo o negativo?
Il punto cardine dell ‘effetto della facilitazione secondo Zajonc si riscontra nella conoscenza e nella padronanza che la persona ha o reputa di avere, di un determinato compito.
Se io, per esempio, reputo semplice giocare a tennis, la presenza di un pubblico non farà altro che darmi una spinta ad eccellere. Questo perché si tratta di qualcosa che conosco e mi permette di applicarlo al meglio.
Al contrario, se io ho praticato nuoto per anni e mi ritrovo a dover giocare in un doppio senza essere molto esperta, l’avere persone presenti, mi inibirà e sentirò molta pressione. Vien da sé che i risultati potrebbero essere peggiori.
Perché il pubblico mi “attiva”?
Secondo Zajonc, sia uomini che altri animali hanno la tendenza innata ad essere attivati dai rappresentanti della stessa specie. Ciò capita persino quando l’interdipendenza è minima. Si riscontrano così due motivazioni principali per tale fenomeno:
- il timore del giudizio
- l’effetto distrazione
È comune voler apparire al meglio di fronte alla società. Ciò spiega per quale motivo la semplice presenza di altre persone possa influenzare le nostre prestazioni. Il perché sta nel fatto che ci sentiamo valutati.
Nel desiderio di “fare bella figura”, chi è competente è spronato dal pubblico poiché gli viene data un’occasione di sfoggiare le sue doti. Chi vacilla ed è insicuro si sentirà inadeguato e avrà paura di deludere le aspettative comuni.
L’avere altre persone intorno influisce poi sulle nostre prestazioni. Infatti noi ci concentriamo sulla loro presenza, pensiamo a cosa pensano e a come agire dinnanzi a loro e non a svolgere il nostro compito.
C’è una domanda che sorge spontanea parlando di questo argomento: come mai la distrazione influisce negativamente solo su quelli in difficoltà e non sugli altri? D’altronde sia gli uni che gli altri non rivolgono la stessa attenzione al pubblico?
Geen nel 1991 trovò la risposta; sembra che, nel momento in cui ci ritroviamo ad affrontare due stimoli in contrapposizione, tale conflitto determini agitazione e attivazione fisiologica.
Svolgere un compito e pensare al pubblico e a ciò che esso comporta, sprona gli esperti a fare bene e crea ulteriore agitazione e insicurezza nei meno ferrati.
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Bibliografia
Hogg, M.A. e Vaughan, G.M. “Psicologia sociale”, Pearson, 2016.
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Wikipedia, “Robert Zajonc”, per approfondire qui .
Enciclopedia online Sapere.it, “facilitazióne”, per approfondire qui .