Le pubblicità del cibo per bambini entrano meglio nella loro mente e nella memoria,
dice lo psicologo Ashley Gearhardt. “Questo perché i nostri cervelli sono cablati per eccitarsi in risposta a cibi deliziosi.”
Le pubblicità televisive con persone che sgranocchiano patatine fritte, cereali, che stanno all’ombra di un mulino a gustarsi brioches ripiene di cioccolato, hanno molta più presa sui bambini e gli adolescenti rispetto alle pubblicità di telefoni cellulari o delle auto.
Indipendentemente dal loro peso corporeo, l’attività cerebrale dei ragazzi è più alta durante la pubblicità che sponsorizza cibo rispetto a quella di prodotti non alimentari; infatti secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience.
Il professore di psicologia Ashley Gearhardt dell’Università del Michigan coaudiuvato da altri ricercatori, ha svolto uno studio sulla relazione tra obesità e la risposta neurale alle pubblicità alimentari,scoprendo cose piuttosto interessanti.
I bambini vedono una quantità enorme di pubblicità ogni anno, pubblicità che azionano un aumento del loro desiderio di cibi ricchi di zuccheri, grassi e salati. Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato come i cervelli dei ragazzi vengano letteralmente assediati e stimolati dagli spot pubblicitari dei cibi.
Esperimento sulla pubblicità per bambini
Trenta adolescenti tra i 14 e i 17 anni che andavano da un peso nella norma all’obesità hanno dovuto guardare un programma televisivo che veniva interrotto dalla pubblicità. La loro attività cerebrale è stata misurata con uno scanner a risonanza magnetica funzionale.
Il video mostrava 20 spot alimentari e 20 spot non alimentari, caratterizzati da grandi marchi come McDonald’s, Cheerios, AT & T(compagnia telefonica Statunitense) e Allstate Insurance. Ai partecipanti allo studio è stato chiesto di elencare cinque spot che avevano visto e di dare un voto sull’apprezzamento del prodotto o del marchio.
Le regioni del cervello legate all’attenzione, alla ricompensa e al gusto erano rimasti attivi in tutti i partecipanti, soprattutto quando andavano in onda le pubblicità degli alimenti.
La quasi completa maggioranza degli adolescenti aveva ricordato e apprezzato più gli spot alimentari che quelli non alimentari.
I ragazzi con peso considerato normale, avevano una maggiore attività cerebrale di ricompensa quando visualizzavano gli spot alimentari rispetto agli adolescenti obesi; ciò suggerisce che tutti gli adolescenti, anche quelli che non sono in sovrappeso, sono influenzati dalla pubblicità alimentare e che l’esposizione continuata a questo genere di spot, potrebbe portare a un futuro aumento di peso in chi ancora pesa normalmente.
I partecipanti obesi invece rispondevano agli spot alimentari con maggiore controllo, infatti lo studio dimostrava che i ragazzi cicciotti avessero sviluppato una sorta di assuefazione.
Nei ragazzi obesi però, a seguito dei bombardamenti frequenti degli stimoli alimentari, l’auto-controllo potrebbe vacillare, soprattutto in presenza di stress, fame o depressione.
I dati delle regioni del cervello più sensibili negli adolescenti magri durante la pubblicità di cibo, sono stati collegati con possibilità marcate di aumento di peso nella vita futura degli individui.
Questi nuovi risultati possono arricchire gli attuali dibattiti circa l’impatto della pubblicità dei prodotti alimentari sui minori.
Il problema dell’induzione al consumo illimitato di cibo, oltre che un pericolo per la salute, si dimostra anche un problema etico legato alla ridistribuzione della ricchezza nel Mondo. L’obesità è una di quelle malattie che vengono definite “malattie del benessere” o preferirei chiamarle “malattie del consumismo”.
Se vi interessa conoscere cosa succede in Italia e in Europa leggetevi: Il marketing di prodotti alimentari non salutari diretto ai bambini.
Vi voglio lasciare con questo aneddoto di Alfred Korzybski, uno scienziato e filosofo polacco, famoso per aver sviluppato la teoria della semantica generale, secondo cui l’essere umano è limitato dalla struttura del suo sistema nervoso e da quella del suo linguaggio:
“Un giorno, mentre teneva una lezione ad un gruppo di studenti, s’interruppe per prendere dalla sua borsa un pacchetto di biscotti avvolto in un foglio bianco. Borbottò che aveva solo bisogno di mandar giù qualcosa, e offrì i biscotti agli studenti seduti nella prima fila. Alcuni ne accettarono uno. – Buoni questi biscotti, non vi pare? – disse Korzybski dopo averne preso un secondo. Gli studenti masticavano vigorosamente. Poi tolse il foglio bianco mostrando il pacchetto originale.
Sul quale c’era l’immagine di una testa di cane e le parole ‘biscotti per cani’. Gli studenti videro il pacchetto e rimasero scioccati. Due di loro si precipitarono fuori dall’aula verso i bagni tenendo le mani davanti alle bocche. – Vedete signori e signore? – commentò Korzybski – ho appena dimostrato che la gente non mangia solo il cibo, ma anche le parole, e che il sapore del primo è spesso influenzato dal sapore delle seconde”.
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