Aspettare mezzi pubblici è diventato un vero e proprio stress. L’attesa per un tram o un bus è peggio che aspettare in fila per acquistare il biglietto per uno spettacolo che non vediamo l’ora di goderci (almeno dopo l’attesa potremo vederlo).
Aspettare mezzi pubblici è peggio che aspettare per una visita medica, almeno in ambulatorio qualcuno ha pensato di fornire l’utenza di riviste o musica rilassante. L’attesa per un bus è addirittura peggio che l’attesa per un tavolo in un qualsiasi ristorante o del piatto ordinato, dove perlomeno si ha qualche speranza di scroccare un aperitivo gratis in cambio di tutta la nostra pazienza.
L’autobus, invece, è invisibile finché non è proprio di fronte a noi. Potrebbe essere a un minuto di distanza come a 20 minuti. Allunghiamo il collo dietro l’angolo, pregando che arrivi quel benedetto mezzo ma non sappiamo se è appena passato oppure è in ritardo. Non c’è nessuno a disposizione per darci aggiornamenti rassicuranti o prendere le nostre lamentele. E le possibilità di distrazione dall’attesa sono minime.
Aspettare mezzi pubblici ci mette alla prova a livello psicologico
“Esistono molti sentimenti d’insicurezza, quando non si ha la situazione sotto il proprio controllo”, dice Kari Watkins, della Georgia Tech, che ha studiato come la gente aspetta l’autobus. “Con la tua automobile, parcheggiata proprio lì, sai dove si trova in ogni momento, se hai bisogno di usarla subito e andare da qualche parte, la prendi e vai.Ma quando scegli di essere un passeggero dei mezzi pubblici, dai la maggior parte del controllo ad altri”.
Psicologia dell’attesa
La psicologia di come viviamo il tempo dell’attesa in queste situazioni è affascinante. La ricerca psicologica effettuata in vari contesti, dall’ambulatorio del dottore al negozio di alimentari o alle poste, suggerisce che le persone abitualmente pensano di aver aspettato il doppio del tempo rispetto all’attesa reale.
Aspettare mezzi pubblici o essere in coda alle poste quando non stiamo facendo molto nel frattempo, quando siamo già in ansia, e quando l’orizzonte temporale è incerto, ci fa sembrare il tempo molto più dilatato (Psicologia della fila purtroppo non tradotto in italiano). Se l’assistente ci dice, per esempio, che: “il medico la vedrà fra 15 minuti”, quei 15 minuti ci passeranno più facilmente rispetto a quando non abbiamo idea di quanto tempo ci tocca attendere.
Ma c’è qualcuno che ha cercato di risolvere il problema dell’attesa (o della percezione dell’attesa) in molti contesti. Questo è il motivo per cui i dentisti posizionano acquari nei loro studi, e perché gli ascensori hanno gli specchi (ci piace pavoneggiarci), e perché i ristoratori intenzionalmente sovrastimano la vostra attesa per un tavolo (sei contento quando scopri che hai dovuto aspettare meno). Ma i giochi si fanno particolarmente duri con i trasporti pubblici, quando devono sopportare la concorrenza delle auto private… disponibili immediatamente!
Percezione dell’attesa
Watkins stava lavorando sulla sua tesi di laurea presso l’Università di Washington, lei e molti altri ricercatori hanno osservato le persone aspettare mezzi pubblici. Hanno cronometrato quanto tempo trascorrevano i passeggeri in diverse fermate di autobus, quindi venivano avvicinati per chiedere loro le proprie stime. Molti utenti sostenevano di avere aspettato circa il 50 per cento in più di quello che realmente avevano atteso.
In questo particolare studio, però, c’era un gruppo di passeggeri che non ha questo problema.
Mentre erano all’Università di Washington nel 2008, Watkins e Brian Ferris svilupparono la app OneBusAway, che fornisce informazioni di arrivo in tempo reale per autobus e treni a Seattle, New York, Atlanta e Tampa. I suoi primi utenti furono nella zona di Seattle, e Watkins e Ferris appurarono che le persone che si affidavano alla App erano molto più precise nel valutare quanto tempo dovevano aspettare mezzi pubblici. Per loro, il tempo percepito e il tempo effettivo erano diventati identici. Su questa ricerca e grazie allo sviluppo degli smartphone anche in Italia si sono create diverse app simili come quella dei trasporti torinesi GTT Mobile.
L’impatto di tali strumenti mobili, hanno permesso agli utilizzatori-passeggeri non solo di percepire le loro attese più brevi, in realtà aspettavano meno tempo, ma anche di pianificare meglio il loro viaggio. D’altronde perché sporgersi ogni secondo per vedere se arriva l’autobus, se l’app ci dice che non arriverà per altri 7 minuti?
Cosa c’è di più: nei sondaggi dei primi utenti di OneBusAway, il 92 per cento di loro erano più soddisfatti del trasporto pubblico a seguito dell’utilizzo dell’applicazione. E l’agenzia di trasporti, non ha dovuto ridurre le tariffe o investire in nuovi autobus o addirittura aumentare la frequenza del servizio.
Watkins sostiene che in un’epoca in cui le agenzie di trasporto pubblico sono a corto di soldi, questo significa che esse potrebbero fornire il migliore servizio senza letteralmente fornire un servizio migliore. Ciò significa anche che potrebbero migliorare significativamente il loro prodotto senza concentrarsi sull’esperienza di trasporto di treni o autobus e tram, ma pensando di più a ciò che accade prima ancora di salirci sopra.
“Il periodo di tempo in cui non si è ancora sul veicolo è totalmente fuori controllo”, dice Watkins. “E c’è un grande effetto psicologico che rende più difficoltosa la scelta dei mezzi pubblici da parte delle persone”.
Le app devono essere affidabili
L’idea di rinunciare al controllo è parte del fascino del trasporto pubblico. Si può leggere un libro durante il tragitto mentre qualcun altro – l’autista o il macchinista – naviga nel traffico per noi. Ma la mancanza di controllo si fa sentire molto quando siamo in piedi su quell’angolo di strada sotto la pioggia, già in ritardo, chiedendoci dove diavolo è l’autobus. Il potere di queste applicazioni è ripristinare il controllo quando ne abbiamo più bisogno, quasi come se avessimo a disposizione l’auto.
La questione è capire se, aumentando la soddisfazione dell’attesa, le applicazioni come OneBusAway o GTTMobile possano aumentare di molto l’utenza. Watkins sospetta fortemente di sì. Ascoltando molta gente alle fermate degli autobus a Seattle, ha scoperto che molti di loro avevano lasciato le loro auto a casa quando la app OneBusAway è diventata più stabile e affidabile. La prossima sfida sarà dimostrare tutto questo su scala molto più grande, anche se ormai già sta accadendo. Le differenze nazionali e organizzative tra noi e gli Stati Uniti sono molte e spesso i nostri trasporti sono scadenti ,senza cadere in luoghi comuni e utilizzando dati di fatto, ma quando si parla di psicologia dell’attesa le differenze tra nazioni virtuose e meno quasi spariscono, proprio perché alcuni schemi psicologici funzionano sempre a prescindere dalla provenienza geografica.
Credit image: Randychiu
Ti potrebbero interessare anche questi articoli: