Sarà poi vero che il declino cognitivo sia dovuto alla vecchiaia? Gli esperti linguistici sostengono in una nuova ricerca, che il cervello delle persone anziane non rallenti con l’età, ma che in realtà mostri i benefici dell’esperienza.
I test che erano stati precedentemente adottati per mostrare il declino cognitivo delle persone di una certa età, mostrano in realtà che gli effetti di un rallentamento cognitivo sarebbero dovuti a maggiori informazioni da elaborare.
I linguisti, presso l’Università tedesca di Tübingen, pubblicano i loro risultati sulla rivista Topics in Cognitive Science ( Ramscar et al., 2014 ): pur ammettendo che esistono chiaramente malattie fisiologiche dovute alla vecchiaia, sostengono che i soliti cambiamenti cognitivi associati con l’età sono esattamente quello che ti aspetteresti da un cervello che raccoglie più esperienza.
Si può sostenere tranquillamente che più si cresce e più le informazioni da elaborare aumentano, quindi fino a che punto con la vecchiaia si ha un declino cognitivo?
Ricordare i nomi
I linguisti, hanno deciso di testare la loro teoria usando delle parole specifiche pescate nel numero di parole che una persona impara in tutta la sua vita.
E’ stata creata una simulazione al computer per modellare questo esperimento.Poiché la simulazione ricreava una mente umana ‘anziana’, ha cominciato a rallentare nel momento in cui imparava più parole, esattamente come fa la gente invecchiando.
L’autore principale dello studio, Michael Ramscar, ha spiegato:
“Immaginate qualcuno che conosca i compleanni di due persone e li ricordi perfettamente. Vorreste davvero farmi credere che questo qualcuno ha una memoria migliore di una persona che conosce i compleanni di 2000 persone e può ‘solo’ abbinare la persona giusta al compleanno corrispondente nove volte su dieci? “
Non è che le persone dimentichino le parole con l’età, è che ci sono molte più parole in competizione per stimolare l’attenzione mnemonica.
Le persone devono affrontare un problema simile con i nomi: mentre invecchiano, imparano sempre più nomi, ogni nome è sempre più difficile da ricordare, perché è in competizione con un numero più ampio di nomi alternativi in memoria. Assieme a ciò, aggiungiamoci il numero crescente di nomi sempre più vari.
Gli autori fanno l’esempio che nel 1880, il test usato per ricordare un nome, era fatto su 100 nomi alternativi perché obiettivamente i nomi erano relativamente pochi.
Oggi la varietà dei nomi, è aumentata, e cercare di scegliere (ricordare) tra 2.000 probabili nomi alternativi richiede tempi decisamente superiori sia per menti giovani che anziane.
Età ed esperienza
Un’altra buona notizia che sembra spazzare via la tesi del declino cognitivo legato alla vecchiaia, è che le persone anziane in realtà fanno un uso migliore delle maggiori informazioni immagazzinate anche grazie all’esperienza.
In alcuni test di apprendimento le persone anziane fanno meglio, in quanto hanno accesso a più parole che sono state apprese nel corso della vita.
Biologia
Quali sono le prove neurobiologiche che respingono il declino cognitivo come causa dell’essere anziani?
Beh, ad eccezione di vere e proprie malattie come nei fattori scatenanti dell’Alzheimer , gli scienziati hanno scoperto solo che il cervello cambia con l’età, ma ancora non è stato provato scientificamente che esista correlazione tra questo cambiamento e declino cognitivo!
E ‘stato solo ipotizzato che i cambiamenti neurobiologici nel cervello siano legati al declino cognitivo, dal momento che questi due eventi sembrano accadere simultaneamente. Ancora molto però va studiato sui meccanismi cerebrali legati alle varie fasi dell’età.
Il declino cognitivo è un falso mito?
Spesso si sente dire che la senilità porti effetti dannosi sul nostro cervello e sul nostro apprendimento; ma sarà davvero così o cadiamo tutti quanti in un falso mito o luogo comune?
Non è possibile che poiché ci viene detto che invecchiando diventiamo sempre più stupidi, ci comportiamo come se questo fosse vero?
Gli autori linguisti concludono dicendo:
“… L’invecchiamento della popolazione è visto come un problema, per il timore che gli anziani diventino sempre più un peso per la società; ciò che è più probabile è che il mito del declino cognitivo sta portando ad un assurdo spreco di potenziale umano e di capitale umano. Quindi comprendere e informarsi meglio su costi e benefici cognitivi effettivi dell’invecchiamento, andrà a favore di tutta la società, non solo a i suoi membri più anziani. “(Ramscar et al., 2014).
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