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Effetto Bystander o Effetto Spettatore: che cos’è?

Di Alessandro Cuminetti Lascia un commento

Effetto Spettatore o Effetto BystanderL’effetto spettatore o effetto bystander si verifica quando la presenza di altre persone scoraggia un individuo ad intervenire in una situazione di emergenza. Sono stati gli psicologi sociali Bibb Latané e John Darley a studiare e coniare il nome di questa determinata situazione.

Contenuti

  • Che cos’è l’effetto spettatore
  • Capire l’effetto spettatore
  • Capire la diffusione della responsabilità (effetto bystander)
  • Quando si è più propensi ad intervenire?
  • Cosa puoi fare
  • Conclusioni

Che cos’è l’effetto spettatore

Poco dopo le 3 del mattino del 13 Marzo 1964, Catherine “Kitty” Genovese parcheggiò la sua auto e si diresse verso il suo appartamento nel Queens, New York, dopo aver terminato il suo turno come addetta del bar.

Il serial killer Winston Moseley era in giro per le strade, per accanirsi contro qualcuno quella notte. Genovese diventò il suo bersaglio. Quando lei s’accorse d’essere seguita, iniziò a scappare.

Come Moseley la raggiunse iniziò ad accoltellarla con un coltello da caccia, Genovese iniziò a gridare: “Oh mio ​​Dio, mi sta pugnalando! Aiutatemi! Aiutatemi!”

Le luci negli appartamenti che circondavano la situazione si accesero e delle persone si affacciarono alla finestra. Inizialmente funzionò e l’aggressore si nascose nell’ombra. Ma non uscì nessuno per aiutare la ragazza. Fu così che Moseley poté infliggere i colpi di grazia, derubare e violentare la povera Genovese. L’attacco durò circa 30 minuti. Ben 38 persone assistettero all’omicidio di Genovese. Non una uscì per aiutarla.

Capire l’effetto spettatore

La condanna pubblica e l’indignazione nei confronti dei testimoni che non vennero in aiuto di Kitty Genovese non si fece aspettare.

Questo grave fatto ha dato origine ad un’intera area di ricerca psicologica per determinare perché alcuni passanti aiutino e perché altri non lo facciano.

I termini relativi “effetto passante” e “diffusione di responsabilità” sono state coniati dagli psicologi sociali come risultato di questa ricerca.

L’ effetto spettatore o effetto bystander , descrive la situazione in cui un gruppo di astanti è testimone di una situazione di emergenza, ma non fanno nulla per aiutare o fermare la situazione pericolosa.

Secondo il Dipartimento di Giustizia americano , il 70 per cento delle volte le persone sono presenti durante le aggressioni e nel 52 per cento durante le rapine. La percentuale di persone che aiutano la vittima è molto variabile, in base al tipo di reato, l’ambiente, e ad altre variabili chiave.

L’effetto spettatore può verificarsi con molti tipi di crimini violenti e non violenti. Esso comprende comportamenti come il bullismo, il cyber-bullismo, guida in stato d’ebrezza e le questioni sociali come danni alle cose o all’ambiente.

Capire la diffusione della responsabilità (effetto bystander)

Se i testimoni di un incidente sono molti, penseranno che gli altri facciano qualcosa (effetto bystander). Più testimoni ci sono, meno probabilità ci sono che qualcuno agisca. La responsabilità individuale diventa responsabilità di gruppo.

In un noto studio , i ricercatori hanno scoperto che, quando gli astanti erano da soli, il 75 per cento delle volte aiutavano la persona in difficoltà. Tuttavia, quando c’era un gruppo di sei persone, solo il 31 per cento aiutava.

Essere parte di un gruppo spesso diminuisce il senso di responsabilità personale. E’ come ci fosse una sensazione di anonimato. In questo stato, le persone sono più propense a fare cose che non avrebbero mai fatto individualmente. Questa deindividuazione , o perdita di individualità, è spesso associata con azioni di gruppo o massacri noti.

I testimoni dell’omicidio di Kitty Genovese diedero scuse del tipo: “non volevo essere coinvolto”, e “ho pensato che fosse solo un litigio tra innamorati.”

I motivi comuni per cui non si interviene in aiuto di una vittima comprendono:

  • timore che il rischio personale di un danno sia troppo grande
  • sensazione di non avere la forza o altre caratteristiche necessarie per essere in grado di aiutare
  • supporre che gli altri siano meglio qualificati per aiutare
  • osservare le reazioni degli altri testimoni e dedurre che la situazione non sia così grave come si credeva inizialmente, poiché non sembrano allarmati
  • paura di diventare il bersaglio dell’aggressione o di eventuale bullismo

Quando si è più propensi ad intervenire?

Si è più propensi ad agire se è chiaro che la vittima abbia bisogno di aiuto. Per esempio, alcuni dei testimoni dell’omicidio di Kitty Genovese non riuscivano a vedere bene gli attacchi che riceveva ed erano incerti se fosse davvero ferita.

Si è più propensi ad aiutare se :

  • si conosce la vittima
  • si è addestrati alla difesa personale
  • si ha una formazione medica o esperienza
  • si crede che la persona sia meritevole di aiuto

Cosa puoi fare

Come agire

  1. Essere attenti a potenziali problemi. Fidati del tuo istinto, se qualcosa non ti sembra giusto.
  2. Se sei testimone di un crimine o di violenza, cerca di trarre la tua conclusione. Non guardare le altre persone che stanno con te per decidere come comportarsi.
  3. Valuta se potrebbe essere pericoloso intervenire direttamente. Delle volte non si interviene per eccesso di cautela ma in fondo è anche giusto non mettersi in pericolo. Chiamare i servizi di emergenza e prendere nota dei dettagli di un’aggressione.
  4. Provare a perseguire soluzioni che riducono le probabilità di violenza. Distrarre una persona aggressiva o cercare di farla parlare superando la sua aggressività.
  5. Quando possibile, agire. Quando una persona fa il primo passo, le probabilità che anche gli altri intervengano, aumentano.
  6. Farsi aiutare dagli altri. Ad esempio, coinvolgere il barista  o i suoi amici se notate che qualcuno si sta per mettere alla guida dopo aver bevuto troppo.

Conclusioni

Noi tutti abbiamo la capacità di superare l’effetto spettatore. Immedesimarsi nell’altro è sempre un buon esercizio. Parlare con un collega che sembra turbato o in difficoltà non è mai da sottovalutare. Ascoltare e imparare le storie della gente non è mai tempo perso.

Aiutare gli altri porta sempre benefici, anche a se stessi. Quando si fanno cose buone per gli altri poi, si attiva la parte del cervello responsabile del sistema di ricompensa. Si riduce quindi l’attività del cervello che stimola lo stress. E se proprio ti vuoi convincere, ti consiglio di leggere quali sono gli effetti della gentilezza.

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Info Alessandro Cuminetti

Sono un papà. Provo a fare il ciclista amatore, amo la schiettezza, la SEO e le sue sfide, la natura da vivere e lavorare divertendomi. Il mio ideale di vita? Ci sto lavorando, per ora è un segreto! Un sorriso costa meno della corrente elettrica, ma dà più luce.

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